Nuovo anno

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A TUTTI I VISITATORI DEL BLOG L'AUGURIO DI UN FELICE 2010!!!!!!!!!!

Il mistero di Eilean More

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In pieno atlantico ad un centinaio e più chilometri dalle Isole Ebridi, si trovano le Isole Flannan chiamate dai viaggiatori i “sette cacciatori”; tra queste vi è l’isola Eilean More, la più grande e la più settentrionale come posizione.
A queste isole venne dato il nome di San Flannan, da un vescovo del XVII secolo, che qui eresse anche una cappella. Su Eilean More c’era una ricca quantità di pascoli e spesso i pastori vi portavano i greggi in pascolo, ma stranamente mai nessuno che vi abbia passato una sola notte, in quanto si raccontava che su l’isola abitasse il piccolo popolo, entità elementali che incutevano timore.
Non appena i traffici mercantili iniziarono a solcare più frequentemente queste zone di mare, intorno al XIX secolo, le navi che tagliavano da nord a sud sulla rotta di Clydebank, spesso si andavano a schiantare contro le Flannan. Questa situazione portò la sovrintendenza inglese settentrionale nel 1895 a programmare la costruzione di un faro su Eilean More, faro che sarebbe stato punto di riferimento per quella zona di mare.Per l’inizio dei lavori si dovette aspettare due anni e gli stessi perdurarono per molto tempo, prima di essere completati. Le difficoltà furono tante, il continuo mare in tempesta, una costruzione che doveva sorgere su un picco a oltre 60 metri di altezza, resero la costruzione del faro davvero difficile. Nonostante le difficoltà, il faro venne inaugurato nel dicembre del 1899. La sua luce avrebbe illuminato quelle sinistre scogliere. Ma non tutto andò come previsto, infatti undici giorni prima del Natale del 1900 il faro era già spento, perché?La sovrintendenza cercò di verificare immediatamente l’accaduto. Qui erano stati inviati quali custodi del faro tre persone di esperienza, James Ducat, Donald McArtur, Thomas Marshall, possibile che tutti e tre erano misteriosamente assenti? Cosa era successo?
Il 26 Dicembre del 1900 l’alba si apprestava a essere chiara e limpida, con un mare finalmente calmo. La nave Hesperus potè salpare per condurre il sig.Joseph Morr a verificare il mistero.Stranamente vicino all’isola il mare si presentava grosso e dopo tre tentativi si potè attraccare.Nessun segnale era stato ricevuto alle segnalazioni della nave in arrivo. Morr raggiunge il recinto del faro ed inizia a salire chiamando a viva voce i tre custodi, senza ottenere nessuna risposta.
Giunto dentro il faro con altri due marinai, vide con angoscia che tutto era in ordine!! Nessuna cosa era fuori posto, letti in ordine, camino con ceneri fredde, orologio a muro fermo, niente di niente, solo su una lavagnetta erano scritte alcune note datate 15/12/1900 ore 09.00, il giorno in cui il faro si spense!!! Venne controllata anche la struttura di illuminazione del faro, ma anche lì tutto era in ordine, stoppini imbevuti e puliti, pronti per l’accensione.
Mistero fitto, la squadra rientrò a Lewis con i regali di natale e senza una risposta. Le ipotesi si susseguirono ma nessuna convincente, non essendo stati ritrovati i corpi cosa presumere? Si pensò che tutti e tre siano stati vittime di una tempesta, che li travolse sul molo facendoli precipitare in mare, il problema è che il 15 dicembre era stata una giornata calma con mare piatto!! Confermato anche dal transito della nave Archer, il capitano Holman che transitò in prossimità dell’isola, e che rilasciò questa dichiarazione aggiungendo che il faro era già spento al suo passaggio.
Altra ipotesi fu l’omicidio, un raptus di follia di uno dei tre che uccise i compagni e si tolse poi la vita, ma nessuna prova a suffragio di tale ipotesi venne mai riscontrata. Un onda anomala? Investì improvvisamente i tre dal molo? Ma si evidenziò che uno dei tre era sicuramente nel faro, in quanto mancavano solo due dei tre impermeabili di protezione, mentre il terzo era al suo posto, pur vedendo gli amici in difficoltà non si sarebbe precipitato verso di loro con un minimo di protezione, insomma un mistero agghiacciante e irrisolto. Mai nessuno ne ha più fatto suo il caso, ma in fondo su cosa indagare?
Le mie ipotesi si aggiungeranno alle miriadi di altre ipotesi che negli anni si susseguirono..... forse la stessa forza che agisce nel triangolo delle Bermuda ha fatto capolino da queste parti, magari più che una forza è un qualcosa di più materiale..... di mobile, di pilotato..... oppure è una forma di abduction in grande stile alla X-Files, luogo ideale, fuori dal mondo, desolato, tranquillo, dove indisturbati i cari grigi hanno messo sotto vuoto altro materiale biologico molto utile..... o è davvero una forza sovrannaturale che si è ribellata, incattivita dalla nostra devastante e invadente civiltà tecnologica che sta cancellando definitivamente da ogni landa del mondo, quel senso di magico che si perde nella notte dei tempi, in echi lontani, nei boschi vivi e popolati da creature eteree e fantastiche, ormai relegate da una nefasta umanità come leggende, su vecchi libri in oscure e dimenticate biblioteche.

La leggenda dell’Abete di Natale

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In un remoto villaggio di campagna, la Vigilia di Natale, un ragazzino si recò nel bosco alla ricerca di un ceppo di quercia da bruciare nel camino, come voleva la tradizione, nella notte Santa.
Si attardò più del previsto e, sopraggiunta l’oscurità, non seppe ritrovare la strada per tornare a casa. Per giunta incominciò a cadere una fitta nevicata.
Il ragazzo si sentì assalire dall’angoscia e pensò a come, nei mesi precedenti, aveva atteso quel Natale, che forse non avrebbe potuto festeggiare.
Nel bosco, ormai spoglio di foglie, vide un albero ancora verdeggiante e si riparò dalla neve sotto di esso: era un abete.
Sopraggiunta una grande stanchezza, il piccolo si addormentò raggomitolandosi ai piedi del tronco ;
l’albero, intenerito, abbassò i suoi rami fino a far loro toccare il suolo in modo da formare come una capanna che proteggesse dalla neve e dal freddo il bambino.
La mattina si svegliò, sentì in lontananza le voci degli abitanti del villaggio che si erano messi alla sua ricerca e, uscito dal suo ricovero, poté con grande gioia riabbracciare i suoi compaesani.
Solo allora tutti si accorsero del meraviglioso spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi:
la neve caduta nella notte, posandosi sui rami frondosi, che la piana aveva piegato fino a terra, aveva formato dei festoni, delle decorazioni e dei cristalli che, alla luce del sole che stava sorgendo, sembravano luci sfavillanti, di uno splendore incomparabile.
In ricordo di quel fatto, l’abete venne adottato a simbolo del Natale e da allora in tutte le case viene addobbato ed illuminato, quasi per riprodurre lo spettacolo che gli abitanti del piccolo villaggio videro in quel lontano giorno.
Fonte:faidate.bloggit.it
Con la speranza che , in nome ,dell'accoglienza,dell'integrazione religiosa e bla,bla,bla , non ci tolgano anche questi meravigliosi sogni !
Nottolia73.