Cantilena delle streghe

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Ascoltate ora le parole delle streghe,
i segreti che nascondemmo nella notte,
quando oscuro era il destino del nostro cammino,
che ora noi portiamo verso la luce.

Misteriosa acqua e misterioso fuoco,
la terra e l’aria sconfinata,
dalla segreta quintessenza li conosciamo,
e volere e mantenere il segreto e osare.

La nascita e la rinascita di tutta la natura,
il passare dell’inverno e della primavera,
li condividiamo con la vita universale,
gioiamo nel cerchio magico.

Quatto volte l’anno il Grande Sabbat ritorna,
e le streghe sono viste
danzare a Lammas e a Candlemas,
alla Vigilia di Maggio e all’antico Halloween.

Quando giorno e notte hanno egual durata,
quando il sole è al suo punto più alto e più basso,
i quattro Sabbat Minori sono chiamati,
e le Streghe festeggiano insieme.

Tredici sono le lune d’argento in un anno,
tredici sono i componenti del coven.
Tredici volte all’Esbat siate felici,
per ciascun anno fiorente e un giorno.

Il potere fu tramandato attraverso le ere,
ogni volta tra donna e uomo,
ogni secolo verso l’altro secolo,
prima che il tempo iniziasse.

Quando il cerchio magico è tracciato,
dalla spada o dall’Athamè di potere,
il suo confine tra due mondi giace,
nella terra dell’ombra in quell’ora.

Questo mondo non ha leggi da conoscere,
e il mondo dell’oltre nulla dirà.
Gli Dei più antichi sono là invocati,
la Grande Opera magica è compiuta.

Perché due sono i mistici pilastri,
eretti alle porte del santuario,
e due sono i poteri della natura,
le forme e le forze divine.

L’oscurità e la luce in successione,
l’opposto l’uno dell’altra,
presentati come un Dio e una Dea:
questo insegnano i nostri antenati.

Di notte egli è il cavaliere dei venti selvaggi,
il Cornuto, il Signore delle Ombre.
Di giorno egli è il Re dei Boschi,
l’abitatore delle radure delle verdi foreste.

Lei è giovane o vecchia come desidera,
naviga le nuvole squarciate nella sua nave,
la luminosa signora della mezzanotte,
l’anziana che tesse incantesimi nell’oscurità.

Il signore e la signora della magia,
che abitano le profondità della mente,
immortali e sempre rinnovati,
con il potere di liberare o legare.

Allora brindate agli Antichi Dei con il buon vino,
e danzate e fate l’amore in loro lode,
finché la bella terra di Elphame possa accoglierci,
in pace alla fine dei nostri giorni.

E fai ciò che vuoi sia la sfida,
che sia nell’Amore che non danneggia nessuno,
perché questo è l’unico comandamento.
Per la Magia degli antichi, così sia fatto!

Doreen Valiente
Fonte:clow farmer.

Streghe , strumenti per rituali

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Calderoni, athame, coppe....sono solo alcuni degli strumenti che i Wiccan usano nei rituali religiosi e magici. Alcuni possono sembrare dei normali utensili da cucina e, in effetti, lo sono. Sono poche le case in cui non vi sono delle scope o colelli. E su mensole polverose o in abbaini pieni di ragnatele è facile trovare quei grandi paioli di ghisa con la base rotonda. Tazzi di ogni forma e varietà vengono usate quotidianamente da miliardi di esseri umani. Eppure i Wiccan attribuiscono a questi oggetti un'importanza che trascende la loro funzione basilare, quella di spazzare, cucinare, tagliare o servire per bere; li considerano oggetti religiosi, non certo da venerare, ma da impiegare nei rituali per sintonizzarsi con l'energia divina.Gli strumenti possono essere forgiati in pieno sole, intagliati al sorgere della Luna durane il solstizio d'estate, o purificati con foglie di basilico in una radura del bosco. Di solito i Wiccan se li costruiscono da soli, quando è possibile. E quelli che esulano dalle loro capacità, vengono acquistati, anche se talvolta può essere laborioso ottenere un set completo che di solito, viene usato esclusivamente nei rituali.Eccovi, qui di seguito, alcuni dei "ferri del mestiere" standard:
LA BACCHETTA serve a proiettare la propria energia su un dato luogo, oggetto, persona o dimensione. Può essere fatta di legno o di rame rivestito di pelle. La bacchetta di legno dovrebbe essere ricavata dagli alberi tipici della propria località. Sarebbe, perciò, opportuno eseguire ricerche sulle loro proprietà magiche, onde poter fare la scelta migliore. In tal modo la vostra energia coinciderà con quella della terra che vi circonda. Aree diverse del paese vibrano con frequenze diverse. A mio parere, anche se molti non sono d'accordo, ricavare le bacchette tagliando un ramo può essere evitato, ci sono così tanti rami già caduti perchè fare del male ulteriormente alla pianta? E' un'opinione personale, logicamente, quindi ognuno si senta libero di procedere come desidera.
LA SCOPA può essere usata come decorazione, nonchè per attività magiche e riti. E' utile per eliminare l'energia negativa da un luogo. La scopa è il simbolo principale della Strega, e rappresenta il veicolo con cui viaggia nel mondo dei sogni. Spesso le streghe battezzano la loro scopa, perchè tale strumento può essere usato per ospitare temporaneamente uno spirito o un'entità particolari, ed è una specie di membro inanimato della famiglia. E' uno strumento eccellente anche da appendere sull'ingresso di casa, a mo' di protezione. Se volete fare un regalo a una sorella o a un fratello d'Arte, oppure ad una coppia di sposi, decorate una scopa e legate un incantesimo all'impugnatura con uno spago d'argento.
IL CALICE è il simbolo di emozione e fertilità. E' usato nelle cerimonie di dedicazione e di iniziazione, nei riti festivi per onorare gli Dei e per determinati incantesimi. In alcune occasioni userete più di un calice, uno per voi e uno per la divinità. Tali oggetti hanno, solitamente, un gambo lungo e sono fatti dei più svariati materiali adatti al contatto con i cibi. I calici possono contenere semplicemente acqua, o qualcosa di più sofisticato, come vino, sidro o idromele. La scelta di tale strumento è strettamente personale. La leggenda del calice è antica e risale ai tempi dei sacrifici divini dei re, atti a garantire prosperità al popolo. Nei riti dell'Arte il recipiente è l'elemento femminile, l'athame quello maschile. Quanto il pugnale è abbassato nel calice, si compie l'uniione simbolica del Dio e della Dea, un'esperienza davvero molto commovente.
IL PENTACOLO è un disco con inscritto un pentagramma (fra i vari simboli possibili). Derivato dalla magia cerimoniale, ha come scopo principale quello di evocare entità e protezione. PUò essere usato anche per ottenere arricchimento materiale per se stessi, oppure appeso in un astanza per scopi protettivi. Rappresenta le cose materiali ed è usato negli incantesimi per invocare l'arrivo del denaro. Il pentacolo coincide anche con lo scudo o la ruota della medicina dei Nativi Americani, dove ogni direzione della bussola rappresenta elementi significativi e foze vitali. Su di esso possono essere posti anche altri sigilli, quali rune protettive, o parole create attraverso uno dei tanti alfabeti magici. Sono molto usati anche i simboli geometrici. Il pentacolo è ideale per caricare gioielli e gemme, che a tal fine vengono posti al centro della stella a cinque punte. Lo stesso dicasi per gli strumenti di guarigione. Il pentaloco deve stare in posizione verticale quand'è sull'altare.
L'ATHAME è usato per comandare e manipolare il potere. Tale pugnale ha solitamente una doppia lama smussa, poichè, in realtà, non serve per tagliare sul piano fisico, bensì per indirizzare l'energia in una dimensione in cui i coltelli veri sono inutili. Nonostante il colore tipico dell'impugnatura sia nero vanno benissimo anche altri colori. Alcune streghe preferiscono usare spade. La bacchetta e l'athame sono fondamentalmente intercambiabili, si tratta più che altro di una questione di stile e di preferenza personali. L'Athame rappresenta l'intelletto, il pensiero sensato e il calcolo.
IL BOLLINE è uno strumento usato per tagliare cose nel mondo materiale. E' una sorta di coltello dall'impugnatura curva, solitamente bianca, si utilizza per raccogliere erbe, procurarsi bacchette, piantare, per incidere candele tagliare spaghi e altro ancora. Non dovrebbe essere utilizzato in luoghi quali la tavola da pranzo, o per aprire confenzioni in cucina, poichè serve esclusivamente per attività magiche.
IL BRUCIA INCENSI la funzione di tale strumento è quella di purificare l'area in cui sono state effettuate procedure magiche. Può esssere inoltre usato per purificare la casa in occasione di una pulizia magica completa annuale. Esiste una grande varietà di brucia-incensi e di incensi. L'incenso aiuta la strega a raggiungere uno stato alterato di coscienza ed è un elemento che molti non appartenenti all'arte, che si recano da lei per la divinazione, si aspettano di trovare a casa sua. Può essere acquistato sotto forma di coni, bastoncini o grezzo. Se si opta per l'incenso in polvere oppure grezzo si può mescolarvi profumi o erbe. Con la pratica riuscirete a controllare la durata e la quantità necessaria. Per avere successo, un incantesimo semplice non richiede un bastoncino o un cono d'incensi interi.
IL CALDERONE è il simbolo della Dea. Quando lo si utilizza, avviene una trasformazione. Pensaelo come la leggendaria fenice che si leva dalle fiamme. Può costituire il punto d'interesse principale in un rito, lo si impiega per creare oli e infusi o per scopi divinatori. In quest'ultimo caso si scruta l'acqua ferma, il vapore, o si fa colare cera nell'acqua per valutare le forme che cquista a contatto con il liquido. Il calderone è fatto, solitamente, di ghisa, poichè deve mantenere il calore (e continuare a bollire). E' una tradizione proveniente dalla Vecchia Religione. Ai tempi delle levatrici medievali, esso veniva probabilmente usato per riscaldare l'acqua in preparazione del parto o per aromatizzare con erbe quella usata per lavare i defunti. Dalla nascita alla morte, il calderone veniva impiegato per più scopi, compresa la preparazione di rimedi e medicine per guarire i malati o di pozioni d'amore. Tutti amano fondersi con le proprie radici genetiche, e il calderone fornisce una sorta di legame con esse.
Immagine:Athia.splinder.com

Funghi , leccornie di primavera

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REGOLE PER LA RACCOLTA DEI FUNGHI
Per la raccolta usare sempre cestini rigidi che consentano una buona aerazione, la dispersione delle spore, non alterino i funghi nell'aspetto e nella composizione. Vietato usare i sacchetti di plastica.
I funghi riconosciuti come non commestibili o tossici vanno lasciati sul posto intatti perchè il loro ruolo nell'ecosistema è fondamentale. Se si raccolgono alcuni esemplari velenosi per motivi di studio, essi sono da tenere sempre separati dalla raccolta ai fini di consumo a tavola.
Non mangiare nessun fungo che non si è identificato (o fatto identificare da ispettori micologi) con certezza, al minimo dubbio, meglio scartarlo. Ricordare sempre che il più delle volte non basta confrontare una foto su un manuale (o su un sito in rete) per riconoscere una specie.
Il fungo, nei limiti del possibile, va raccolto nella sua interezza e ripulito sommariamente sul posto. Funghi incompleti, porzioni e frammenti fungini non sono facilmente identificabili.
Rispettare sempre il bosco e l'ambiente in generale. Non lasciare rifiuti, non usare uncini o altri attrezzi metallici per smuovere lo strato di foglie e il sottobosco.
Cerchiamo di non essere ''ingordi'' e limitiamo la raccolta secondo le norme e il buon senso; risparmiamo gli stadi giovanili in modo da permettere loro la produzione delle spore.
Una delle regole principali da osservare quando si raccolgono dei funghi spontanei con l'intenzione di consumarli, e' senza dubbio quella di non dare importanza a luoghi comuni o semplici credenze popolari senza fondamento. Alcuni esempi:
Non e' vero che i funghi che crescono su legno sono sempre buoni: assieme a pioppini (agrocybe aegerita), chiodini (armillaria mellea), famigliola buona (pholiota mutabilis), fungo dell'olmo (flammulina velutipes), buoni commestibili, crescono su legno la tossica mortale galerina marginata, a volte sosia della famigliola buona; il tossico fungo dell'ulivo (omphalotus olearius) i falsi chiodini (hypholoma fasciculare).
Non e' vero che i funghi che crescono in primavera sono buoni, amanita verna, tossica mortale e' specie tipicamente primaverile.
Non e' vero che tutti i funghi crudi sono tossici, come non e' altrettanto vero che la semplice cottura e' sufficiente a rendere tutti i funghi commestibili: le specie tossico mortali amanita phalloides, amanita virosa, amanita verna, la recente amanita porrinensis, cortinarius orellanus, cortinarius speciosissimus, contengono tossine termoresistenti, per cui la cottura prolungata e' inefficace ed inutile.
Non e' vero che i funghi boleti che diventano blu al taglio sono tossici: fra i boleti imbluenti si annoverano ottimi commestibili, (boletus erythropus, boletus pulverolentus, gyroporus cyanescens).
Dobbiamo convincerci che non esiste un metodo empirico sicuro per giudicare la commestibilita' o tossicita' di un fungo, abbandoniamo quindi l'idea di saggiare i funghi con il cucchiaino d'argento o il pezzetto di aglio, entrambi non cambiano colore in presenza di funghi tossici! Il gatto o il cane, ammesso che ingeriscano il fungo, non sono affidabili in quanto hanno diverso sistema digestivo, in ogni caso le amanito-tossine presenti nelle amanita tossiche risulterebbero letali anche per loro.
E' vero, invece, che un ambiente contaminato pregiudica la commestibilita' di specie notoriamente commestibili; evitiamo di raccogliere funghi vicino a grosse arterie stradali o aree a parcheggio, in prossimita' di depuratori o fabbriche, sotto le piante che subiscono trattamenti antiparassitari;
Al contrario un fungo buon commestibile non diventa tossico se cresce vicino a funghi velenosi perche' i miceli sono indipendenti; gli <> sostengono che i funghi sono fedeli ai luoghi di crescita; teniamo sempre presente che nello stesso luogo possono crescere specie diverse commestibili e non, contemporaneamente Generalmente ad ogni stagione corrispondono specie diverse di funghi, teniamo pero' presente che particolari condizioni climatiche stravolgono questo ordine facendoci trovare funghi tipicamente autunnali in primavera avanzata e funghi tipicamente primaverili ad inizio autunno.
Non e' vero che i funghi a carne dolce sono buoni: le amanita tossiche hanno carne dolce, il forte odore di pesce in russula xerampelina, viene invece eliminato a giusta cottura.
Fonte:Conoscere i funghi

Difendiamo i gatti neri !

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Nasce la giornata di tutela e difesa dei gatti neri. In Italia ne spariscono 60.000 all'anno, di questi 1500 solo nelle città di Milano, Roma e Torino. Milano .
Da troppi secoli i gatti neri sono bistrattati e considerati di volta in volta come animali portatrici di sfortuna, animali che impersonano il male, nei secoli poi il gatto nero era collegato alle streghe e alle fatucchiere. Ora invece sono diverse le segnalazioni di gatti neri scomparsi a volte uccisi da persone in preda a stupide supestizioni, o in alcuni altri casi ammazzati durante riti esoterici e forse anche satanici. E' ora di dire basta e di ridare la giusta dignità felina al gatto che nasce con il pelo nero e superare tutte le supestizioni che anche in Italia hanno il loro apice nella notte di Halloween quando molti di questi mici perdono la vita a causa di persone superstiziose e allo stesso tempo ignoranti. L'associazione italiana difesa animali ed ambiente che da tempo di batte per combattere il fenomeno della sparizione dei gatti neri ( e più in generale dei mici) ha deciso di istituire la giornata di TUTELA E DIGNITA' DEI GATTI NERI. L'idea è quella di celebrare la giornata il 17 novembre di ogni anno con un convegno che presenti i dati del lavoro fatto da AIDAA e da tutte le altre associazioni animaliste, ma anche premiando coloro che in qualche modo si dedicano alla cura ed alla salvezza dei gatti neri. La scelta del17 novembre ha due forti significati, il primo legato al giorno 17 che insieme ai gatti neri rappresenta nella mente dei supestiziosi il simbolo della sfortuna,il mese di novembre viene individuato in contrapposizione alla notte di halloween che si celebra nello stesso mese. L'idea dell'AIDAA in questo primo anno è quella di realizzare una mostra in una importante città italiana (milano o roma) oltre ad un convegno di portata nazionale sul micio nero e sulle sue qualità positive. Per questo motivo AIDAA chiede a tutti coloro che intendono aderire e sostenere la proposta (privati ma anche associazioni) di aderire mandand una email all'indirizzo di posta elettronica salviamoigattineri@tiscali.it. L'obiettivo è quello di ribaltare il mito negativo del micio nero e per questo tutti coloro che con fotografie, filmati o testimonianze vogliono aderire alla giornata di AIDAA possono anche contattare l'ufficio di presidenza dell'associazione telefonando al 3478883546. "I gatti neri sono tra quelli maggiormente presi di mira dai supestiziosi e dai delinquenti che si divertono ad ammazzare questi mici di nero mantato- ci dice Lorenzo Croce Presidente nazionale AIDAA- secondo i nostri dati sono almeno 60.000 all'anno i gatti neri che spariscono, che vengono rapiti o abbandonati o ammazzati in riti esoterici o satanici di questi almeno 7.000 nella sola Lombardia e dai 1.200 ai 1.500 esemplari ogni anno nelle sole provincie di Milano, Roma e Torino. Ecco perchè è nostra intenzione realizzare una giornata che oltre a rilanciare la bellissima figura del micio di nero mantato aiuti anche a superare le supestizioni collegate a questo gatto con l'obbettivo primario di ridurre sensibilmente gli abbandoni e i rapimenti" per info 3478883546-3926552051 .
Fonte :Lorenzo Croce da Moon Witch.
Ho trasferito questo post sul mio blog con l'intenzione di aiutare , nel mio piccolo,questa associazione .
Nottolia73.

Vampiri a Venezia

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Per la festa della donna gli archeologi regalano una straordinaria scoperta: portano alla luce i resti di uno scheletro femminile probabilmente appartenente ad una Donna Vampiro. “È stato ritrovato con un mattone in bocca come fosse stata ‘impalata’ (il termine si usa anche in questo caso) per impedire ogni movimento alle mandibole. Il corpo ritrovato ha permesso così agli studiosi di ipotizzare che, stante le usanze indotte dalla superstizione medioevale (il periodo dovrebbe essere compreso fra ’400 e ’500), potesse trattarsi di una cosiddetta ‘donna vampiro’ ” - ci confida la soprintendente al telefono. Ma a fare la scoperta è il team di Matteo Borrini, docente del dipartimento di Scienze antiche dell’Università di Firenze, esperto di archeologia forense e antropologia fisica, che dalla fine dal 2006 ha condotto una serie di scavi e approfondimenti con un gruppetto di ricercatori tra i quali la sezione veneziana dei Gruppi archeologici d’Italia e altre organizzazioni di settore. “Non sarebbe male che ora ci arrivassero anche un po’ di fondi per continuare” - ci sottolinea un po’ preoccupato per il futuro non tanto roseo.Proprio in questi giorni, dopo aver illustrato la sua ricerca nel maggio scorso in un convegno di settore a Firenze, Borrini ha presentato il suo studio a Denver, negli Stati Uniti, durante i lavori dell’American Academy of Forensic Sciences. “L’idea che questa donna fosse una vampira - precisa Borrini - è probabilmente dovuta alle fasi di decomposizione del cadavere che, all’occhio dei becchini del tempo che riempivano le fosse comuni dei morti appestati, continuava ad avere una propria fattezza umana. La decomposizione provoca nella salma una serie di trasformazioni: i gas contenuti in corpo gonfiano l’addome; la pressione di essi, assieme all’effetto della macerazione delle carni e degli organi interni, provocano delle emorragie che, di conseguenza, comportano delle fuoriuscite di sangue dal naso e dalla bocca”. “Ed è a questo punto - riasssume il professore - che nasce e si sostanzia la “leggenda”. Questa donna, con ogni probabilità, risultava non decomposta nella tremenda fase dell’inumazione dei cadaveri degli appestati, tanto che nei seppellitori deve essersi venuta a creare la consapevolezza che, proprio il suo gonfiore, fosse dovuto al fatto che “bevesse” e si nutrisse del sangue degli altri morti. Ed ecco quindi che a poco a poco si è venuta a creare la figura dei “non morti” ovvero dei vampiri che, dopo essersi nutriti del sangue altrui, sarebbero potuti uscire fuori dalla tomba e contagiare con la peste altre persone”. E quindi il mattone in bocca doveva servire per mettere a freno psicosi collettive che avrebbero potuto traumatizzare ancor di più la gente già condannata o terrorizzata dalla peste. “Per questo - conclude Matteo Borrini - gli addetti alla sepoltura degli appestati inserivano un mattone nella bocca di questi morti “sospetti”, in modo che non potessero più riaprirla”. Non è solo una questione scientifica, ma anche antropologica. “Nell’Europa del XVII secolo - esordisce il professore - era diffusa la credenza che ci fosse uno stretto rapporto tra epidemie e vampiri, e in particolare tra pestilenza e un tipo di vampiro, il “nachzehrer” ovvero il masticatore di sudario, o divoratore della notte, “apparso” per la prima volta in Polonia attorno al Trecento. In sostanza si credeva che la salma, avvolta nel sudario, fosse in realtà ancora vivente, perchè “masticava” le parti del tessuto usato per la sepoltura in corrispondenza della bocca, per poter così succhiare il sangue altrui. É evidente che tutto ciò era dovuto invece esclusivamente agli acidi sprigionati dalla decomposizione”. Dopo queste affermazioni possiamo raggrellarci perchè viene fatta giustizia. Il gentil sesso ha dovuto per secoli soccombere alle dottrine ecclesiastiche che si sono mescolate con fantasticherie le più assurde.

Fonte:www.aidanews.it

Tratto da : Centro ufologico Taranto


Il noce ; Streghe , unguenti e antiche storie

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Sotto l'albero di noce l'erba cresce più rada. Le foglie, i malli, sono fortemente tannici ed inoltre contengono un alcaloide, una sostanza tossica, che si chiama juglandina. La decozione delle foglie usate per iniezioni vaginali serve alla cura della leucorrea e per lozioni nelle ulcere scrofolose. I cataplasmi di foglie fresche guariscono le piaghe e le ulcere.
L'olio di noce, la decozione del mallo, sono antiemintici (favoriscono l'eliminazione dei vermi intestinali). Le foglie secche e poi decotte sono usate per lavature di tutte le mucose; le pennellature sono utili per le afte delle tonsille. Col mallo acerbo, raccolto rigorosamente a San Giovanni, si prepara il noto liquore casalingo, nocino o nocillo, dalle rinomante proprietà stomachiche e digestive. Ce n'è abbastanza perchè il noce sia caro alle manipolatrici di erbe. In particolare è interessante la capacità di quest'albero di accogliere in sè il bene e il male, dice Piperno che nux, ut arbor, et bonis et malis proprietatibus fuit a natura dotata.Infatti l'errata manipolazione delle sue parti può far divenire nociva la sostanza in origine capace di guarire.

Numerose sono le applicazioni tramandateci dalle Antiche: le noci unite al cibo con ruta pestata li trasforma in veleni letali, ma se poste fra funghi o altri cibi velenosi, ne assorbe ed estingue la tossicità. Aiutano ad espellere i vermi, unite a cipolla, sale e miele. Le ceneri poste sull'ombelico sedano i dolori. La corteccia di noce bruciata e tritata, mescolata al vino e all'olio diventa una lozione lucidante per capelli ed elimina l'alopecia nei bambini.
Con un pò di miele e ruta la cenere della corteccia spalmata sui seni ne lenisce le infiammazioni, lo stesso avviene per le carie dentarie. Secondo Piperno i frutti prodotti dal Noce delle Streghe erano venduti a caro prezzo come amuleti. Essi erano di forma piramidale a base quadrangolare ed erano utilizzati per combattere terrori notturni infantili, crisi epilettiche; inoltre i nuclei inseriti nella cavità uterina facevano concepire figli maschi. In greco il noce è detto Karion, nell'antichità preellenica sembra che fosse stato consacrato ad una misteriosa divinità della morte chiamata Kar o Ker, divenuta presso i Greci Kore, la fanciulla rapita da Ade e diventata dea degli inferi col nome di Persefone. Così la Caria in Asia Minore, è la terra dei noccioli e delle noci e Carias in Arcadia era il villaggio dei noci dove le fanciulle facevano una danza in onore di Artemide, nome greco di Diana, che qui era chiamata Cariatide.

Le Arcistreghe
Nella terra beneventana vivevano ed operavano alcune tra le streghe più famose del mondo: Violante da Pontecorvo, la Maga Menandra, che abitava nella zona conosciuta oggi come Grotta Menarda, o la Maga Alcina di cui parla anche l'Ariosto, che viveva a circa quattro miglia dalla città di Benevento, nel paese di Pietra Alcina (Pietrelcina); oppure la Boiarona, la quale aveva legato dei demoni alle noci, anche la Strega Gioconna era solita fare questi malefici. Ma l'Arcistrega per eccellenza nella zona del Sannio fu Bellezza Orsini, processata dal santo uffizio di roma nel 1540, la quale aveva una particolare predilezione per le apprendiste molto belle. Dopo averle spalmate con l'unguento, insegnava loro la famosa formula per volare. Conosceva l'arte di combinare le erbe per guarire i malanni, ma in seguito ad una serie di denunce, fu arrestata, rinchiusa a Fiano e torturata. Per la Orsini quella della Striaria era un'Arte concessa solo a quelle del suo rango. Confessò di essere stata più volte al Noce in compagnia di altre Arcistreghe. In onore di queste Antiche Maestre ancora oggi facciamo visita all'albero del Sabba, un luogo fisico, ma anche un luogo del nostro cuore di streghe; una radura astrale da raggiungere per ritrovare le nostre amate Sorelle del Corteo.

"Unguento unguento, mandame alla noce di Benvento
supra acqua et supra vento et supre ad omne maltempo...".
Fonte:www.cortescontenti.it

Il gufo e le tenebre

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Il gufo, insieme alla civetta, rappresentano la chiaroveggenza, associati spesso a maghi e indovini, simboleggiando la comprensione, la luce dopo la soluzione di un problema. Essendo animali notturni evocano l’oscurità come sinonimo di tenebre e di morte, ma mentre la civetta, con il suo sguardo acuto penetra il buio, personificando la luce come uscita dalla tenebre indicando la rivelazione, al gufo spetta un significato negativo, come uccello del malaugurio, annunciatore di morte. Infatti troviamo un riscontro di questo significato positivo della civetta nella mitologia antica. Il geroglifico egiziano della civetta simboleggiava la morte, la notte e la passività, e anche indicava il sole al di sotto dell’orizzonte quando si tuffava nel mare per lasciare il posto all’oscurità. Nella mitologia degli aztechi la civetta caratterizzava Techolotl il dio dell’oltretomba. Nella mitologia greca e romana la civetta era sacra alla dea della sapienza Atena-Minerva.
Fonte: mitiemisteri.it






Il tortellino , antica tradizione

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IN PRIMO LUOGO SI MANGIANO IN BRODO; i tortellini alla panna e al ragù sono una vera eresia .
DOVREBBERO ESSERE FATTI A MANO ed erano il piatto tipico delle feste di Natale e Capodanno.
Quando ero bambina tutta la famiglia era impegnata nella preparazione già l’antivigiglia di Natale:nonna,mamma, le collaboratrici domestiche (che allora non si chiamavano così) e i bambini, molto apprezzati perché, avendo le dita piccine,facevano tortellini molto piccoli ;le sfogline abili sapevano farli minuscoli anche se le mani…erano di taglia grande . Si narra ad esempio che in un tempo imprecisato, molti secoli fa, arrivò ad una locanda una bella dama che prese alloggio;il locandiere la accompagnò nella camera perché potesse cambiarsi e riposare; ma il buon uomo non resistette alla curiosità,anche perché a quei tempi le novità dovevano essere assai rare e s’avvicinò alla porta della camera dove si trovava la dama e guardò dal buco della serratura. La prima cosa che vide fu l’ombelico della signora che stava prendendo il bagno. Tutto agitato ed ammirato da tanta perfezione corse in cucina e si mise a preparare la cena mentre il pensiero correva alla visione di poco prima e così formava pezzetti di pasta con la forma che ricordava ,li riempì di carne servendo poi il piatto alla dama per cena . ANTICA RICETTA : 200grammi di parmigiano, 200 grammi di prosciutto crudo ;200 gr di mortadella ; midollo di bue q.b. ; 300 grammi di lombo di maiale, 200 gr di petto di pollo, 3 uova, noce moscata q.b. sale, pepe .Tagliare la carne a pezzetti ; scaldare un poco di burro in una padella e farvi saltare carne e salumi. Insaporire con sale e pepe e proseguirefino a cottura Togliere le carni dal fuoco e sgocciolarle dal grasso di cottura. Tritare la carne finemente passandola al tritacarne ; versarla in una terrina icorporandovi poco per volta il parmigiano, le uova ,una grattatina di noce moscata e il midollo di bue ; il q.b significa che la sensibilità della cuoca deve indicare la quantità necessaria a rendere l’impasto tenero ma non troppo. Preparare la pasta all’uovo, tirare la sfoglia sottilissima (meno di 1 mm) e ricavarne dei quadrati di circa 3 cm di lato. Disporre al centro una piccola nocciola di composto, ripiegare a triangolo attorno al dito ndice (o al mignolo se l’indice è troppo grande ) far combaciare le estremità stringendole. Cuocerli in brodo.

Fonte:Il posto delle fate.

Festa delle donne o donne che fanno festa?

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8 Marzo, festa della donna, si celebrano le ricorrenze del caso...regali, mimose, a tutte le donne; ogni donna viene celebrata, e questo perchè storicamente il genere femminile ha subito molto da quello maschile, le donne hanno dovuto combattere per affermare i loro diritti, li stessi diritti che l'uomo ha senza aver dovuto minimamente combattere per poterli affermare.E pensare che in molti luoghi del mondo la donna non è ancora ai livelli che oggi siamo abituati a vedere nella nostra società.Vorrei, oltre che fare li auguri al mondo delle donne, soffermarmi su un'affermazione fatta da un comico in tv che mi ha colpito molto e che voglio riportare per riassume quanto di peggio ha la nostra mentalità; cito le parole che ho sentito da lui, non saranno le stesse, ma è il concetto che voglio farvi arrivare:"donna, io oggi ti riempo di regali, avete tutto, oggi noi maschi ci poniamo al vostro cospetto, ma una festa dell'uomo no eh?!ecc. ...... ma voglio dirti una cosa donna, oggi nel giorno tuo, non sei donna, non sei una che merita quel che hai oggi perchè anni fa qualcuna ha combattuto per te; mentre invece te stasera 10,100,1000, rivendichi il fatto che 1000 anni fa delle donne morirono per dei diritti, per farti andar stasera a spendere 100 euro a cena con le tue amiche e mettere 10 euro nelle miutande di uno spogliarellista; tu non sei donna così!" Beh, sono affascinato da questo comico che ne ignoro il nome, ma ha colto nel segno in più di un punto:per primo ha saputo evidenziare come oggi noi diamo tutto per scontato, i diritti che abbiamo, li abbiamo perchè qualcuno prima di noi ha lottato per ottenerli, e dovremmo sempre essergli grati;secondo, questa gratitudine non si mostra facendo scempio di tale grazia ricevuta andando a ballare, a mangiare a sbafo e darsi alla trasgressione di uno spogliarellista, oggi 8 marzo, le donne vere tornano in piazza, insieme ai loro ragazzi, compagni, mariti, figli, per ricordare a tutti che non dimentichiamo la grazia offerta da chi con la vita ci ha regalato qualcosa, poi vanno a cena anche tra loro, ma con la coscenza di sapere quel che significa festeggiare l'8 Marzo; questo non lo si dimostra facendone un pretesto per far ben altre cose.Quindi un augurio sincero a tutte le vere donne che oggi sentono questo giorno con il cuore verso chi ha regalato loro questo giorno di memoria, mentre mi accordo al comico, per tutte quelle che usano questa festa per fare gli sporchi cazzi loro non auguro proprio nulla, se non che un giorno possano capire queste cose.
Fonti:sito del lea ,sercanepazzo.altervista.org

Streghe

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Per essere streghe bisognava avere minimo tredici anni; le streghe più attive erano le giovani, esperte in incantesimi e filtri d’amore (anche della riproduzione, dunque, secondo gli inquisitori: controllavano la fertilità e l’impotenza, causavano aborti, erano levatrici), le vecchie si occupavano invece dell’Invidia e della Malvagità. Le streghe erano accusate di trascinare gli uomini alla dannazione, di gettare e togliere il malocchio attraverso incantesimi su persone e cose, di sedurre le ragazze al culto diabolico, di sacrificare bambini, di essere responsabili delle calamità naturali che si abbattevano sulle campagne, delle malattie e delle morti improvvise. Spesso le streghe erano donne guaritrici ed erboriste, che portavano assistenza al popolo, privo di medici e di ospedali, con le loro conoscenze delle erbe curative e non certo con sortilegi e magie. Ancora oggi molti rimedi usati da quelle donne (sagge, non streghe) per alleviare le sofferenze, vengono adoperati in farmacologia. Ad esempio, per lenire i dolori del parto si servivano della segala cornuta: oggi si usano i suoi derivati per accelerare le doglie; per impedire le contrazioni uterine usavano la belladonna, oggi adoperata come antispastico, e la digitale, usata per il cuore, sembra che sia stata scoperta da una strega inglese. Si credeva che, dopo aver stipulato il patto con il demonio, le streghe diventassero creature delle tenebre e della notte e si radunassero in grotte, in boschi o foreste o, comunque, in luoghi isolati per celebrare i sabba. Queste riunioni erano presiedute dal demonio, sotto forma di gatto o caprone puzzolente; come atto di sottomissione venivano baciate le parti intime e si sottoscriveva un patto scritto col sangue, preferibilmente mestruale. Seguivano poi banchetti (si credeva che mangiassero bambini non battezzati), canti, danze e lascivie varie e anche, talvolta, una Messa nera, usando come altare il corpo di una donna. Di certo le streghe erano guaritrici, i medici popolari ed empirici del passato, che per le conoscenze mediche ed erboristiche, per l’effettiva capacità di trattare le malattie, le gravidanze, i parti, il controllo delle nascite, evidentemente, disturbavano sia lo Stato (la scienza medica ufficiale) sia la Chiesa, fautrice, invece, della procreazione. E’ probabile anche che, effettivamente, si riunissero, organizzate in conventicole, retaggio forse dei culti alla dea Madre. Esisteva certamente una sottocultura delle donne, un loro potere sotterraneo che rappresentava una triplice minaccia per la Chiesa: la strega era una donna che non si vergognava d’esserlo, sembrava appartenere a un movimento clandestino di donne organizzate, era una guaritrice empirista, basava cioè i suoi metodi sui risultati conseguiti attraverso l’osservazione, ovvero sui sensi (la Chiesa, al contrario, diffidava dei sensi, del mondo materiale, a favore della dottrina di fede). Una considerazione interessante, più di tipo sociale che vale la pena sottolineare è costituita dal fatto che, alla stessa epoca, due corporazioni lavorative stavano per conquistare un ruolo economico importante, i medici e i chierici. Diventa facilmente comprensibile, dunque, il fatto che le donne, tradizionalmente legate all’esercizio delle pratiche guaritrici e nella loro veste di levatrici, che fino ad allora avevano goduto di una certa libertà d'azione, vengano minacciate di eventuali persecuzioni, convincendole così a ritirarsi tra le mura domestiche e a rinunciare a ogni tipo di attività all'infuori della cura della casa. L’accanimento e la persecuzione si verifica dunque anche perché le streghe e i maghi, così venivano anche chiamati i guaritori di campagna, facevano in realtà grande concorrenza ai medici ufficiali e ai frati/preti, pastori protestanti che si arrogavano il diritto di avere solo per loro il diritto di insegnare e praticare l’arte della medicina.
Fonte:tatter66.googlepages.com

Aconito,mortale bellezza

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L’Aconito napello (nome scientifico Aconitum napellus L.) è un'erba perenne della famiglia delle Ranunculaceae, con forti doti curative ma estremamente velenosa. È una delle piante più tossiche della flora italiana.Si tratta di una specie spontanea della nostra flora con fusti alti fino 150 cm. I fiori, facilmente riconoscibili per la presenza di un caratteristico elmo, hanno un bel colore blu scuro.Dal greco: pianta velenosa (aconitum). La pianta infatti risulta conosciuta fin dai tempi dell’antichità omerica. Veniva usata come simbolo negativo (maleficio o vendetta) nella mitologia dei popoli mediterranei.Il nome del genere sembra derivare anche dall’uso che se ne faceva in guerra: dardi e giavellotti con punte avvelenate. Plinio ci dice invece che il nome deriva da "Aconae", una località legata alla discesa di Ercole agli inferi (probabilmente vicino a Eraclea).La pericolosità della pianta era ben presente agli antichi se ancora Plinio la cita come "arsenico vegetale". Si racconta anche che nell’isola di Ceo, gli anziani ormai inutili venivano soppressi con tale veleno. Nel Medioevo l’aconito venne chiamato con diversi nomi : Cappuccio di monaco o Elmo di Giove o Elmo blu, sempre in riferimento alla sommità del fiore.Nel '500 era conosciuta per le sue presunte capacità contro la puntura di scorpioni ( "Herbal or General History of Planets" - Londra 1597).Il nome della specie deriva dal latino per rapa in riferimento alla particolare forma del rizoma.Il nome comune Strozzalupo deriva dal fatto che alcuni popoli antichi la usavano per avvelenare i lupi e le volpi .L'ingestione accidentale di Aconito provoca numerosi disturbi anche gravi: senso di angoscia, perdita di sensibilità, rallentamento della respirazione, indebolimento cardiaco, formicolìo al viso, sensazione che la pelle del viso si ritiri, ronzio alle orecchie, disturbi della vista, contrazione della gola che può provocare la morte per asfissia. Sono sufficienti quantità di aconitina anche inferiori a 6 mg per causare la morte di un uomo adulto.L'azione dell'aconitina si localizza immediatamente al midollo, aumentando in un primo momento la motilità ma determinando, in maniera improvvisa e spesso letale, la paralisi dei nervi motori, sensitivi e secretori. Per questo motivo questa pianta era spesso usata, specialmente dai Galli e dai Germani, per motivi militari. Infatti si avvelenavano con essa la punte di frecce e lance prima del combattimento.Sono stati segnalati fenomeni irritativi locali (con principio di intossicamento) solo tenendo un mazzo di questa pianta nelle mani in quanto attraverso la pelle possono essere assorbiti i principi attivi velenosi della aconitina.E’ da rilevare che la velenosità delle foglie è inferiore a quella dei tubercoli.
Fonte:Wikipedia